A due mesi dal nostro primo studio relativo agli effetti della pandemia sui lavoratori italiani, siamo tornati a tastare il polso di oltre mille lavoratori qualche settimana fa. I nuovi dati confermano la preoccupazione dei lavoratori rispetto alla stabilità finanziaria personale e aziendale: il 50% degli Italiani crede che le proprie risorse economiche non siano sufficienti a mitigare l’impatto della pandemia ed il 43% si aspetta che la propria azienda riduca il personale per far fronte alla crisi. Tuttavia, il numero di coloro che teme effetti negativi sulla propria vita a causa del Coronavirus è diminuito rispetto a due mesi fa.

Il nostro studio ha inoltre messo in evidenza un significativo incremento della fiducia che i lavoratori italiani ripongono nella proprie aziende rispetto alla capacità di gestire la pandemia. Oltre il 50% dei lavoratori italiani ha fiducia che la propria azienda abbia protocolli adeguati e quasi il 60% dei lavoratori crede che il proprio capo sia in grado di gestire bene la crisi. Infatti, meno del 30% teme di essere costretto a tornare a lavoro troppo presto, contro una media Europea del 40%. Inoltre, gli Italiani si aspettano che le proprie aziende implementino misure atte a proteggere i propri dipendenti. Per esempio, il 75% si aspetta che le aziende dispongano di mascherine e altri dispositivi per la protezione personale e che siano pronte ad adottare pratiche di lavoro che aumentino la sicurezza degli impiegati, come il distanziamento sociale e l’alternanza del personale. La buona notizia è che il 71% del campione riporta un significativo incremento delle misure di sicurezza adottate dalle aziende rispetto all’inizio della pandemia.

Oltre alla rinnovata fiducia nelle aziende, i nostri dati sottolienano un altro elemento importante per descrivere la condizione dei lavoratori italiani alle prese con il virus: il desiderio di maggiore flessibilità nelle condizioni di lavoro. Il 43% — numero al di sopra della media Europea — dice che la propria azienda ha aumentato la flessibilità dell’orario di lavoro e quasi il 60% riporta di avere più tempo per potersi occupare di esigenze personali, quali la cura dei membri della famiglia, ad esempio. Lo smart working è stato il cambiamento fondamentale introdotto dalle misure di lockdown per molti lavoratori italiani e il 50% di loro spera di poter lavorare da casa più frequentemente che in passato anche dopo la pandemia. Tuttavia, leggere questo dato come desiderio totale di tele-lavoro sarebbe un errore. Infatti, la nostra analisi suggerisce che i lavoratori apprezzano non il lavoro da casa di per sé, ma la possibilità di alternare lavoro da casa e lavoro da un sito specifico, come l’ufficio.  Infatti, il numero di coloro che dice di preferire il lavoro da casa è diminuito, da quasi il 60% due mesi fa a poco più del 40% oggi. L’esperienza dello smart working infatti ha evidenziato una serie di inconvenienze. Quasi un lavoratore su quattro ha difficoltà con la connessione Internet, oltre il 30% ha problemi con i servizi di video and audio conferenza ed il 20% dice di soffrire le continue interruzioni da parte di altri membri della famiglia.

Questi dati forniscono indicazioni preziose alle aziende che stanno ridefinendo protocolli e misure per far tornare i dipendenti al lavoro. In particolare, le nostre ricerche evidenziano alcuni trends in crescita:

  1. Un numero crescente di aziende sta introducendo misure mirate a promuovere lo smart working per il 25% o 30% dei propri dipendenti. Il numero sale al 50% in alcuni casi.
  2. Le difficoltà evidenziate dai lavoratori segnalano che le aziende dovranno intervenire in modo mirato per sostenere la produttività e la soddisfazione dei lavoratori che più spesso lavoreranno da casa.
  3. La maggior flessibilità crea opportunità nuovissime per ridefinire e promuovere la diversità aziendale, con effetti positivi che vanno dall’incremento della produttività alla soddisfazione dei lavoratori, il rafforzamento del brand e del suo valore di mercato.

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